Dalla trasmissione radio ITACA, Radio Popolare
In questi tempi assai difficili, cerchiamo di sensibilizzare tutti e di capire cosa sta succedendo all’Italia e agli Italiani. Come sia possibile dire certe frasi? Perchè non ci sorprendiamo più e neppure ci scandalizziamo? Il pretesto sono i gesti, i fatti e le parole, solo apparentemente senza senso, dell’Amministrazione di Sesto San Giovanni e del suo Sindaco a proposito della vendita della sede dell’ANED e del rifiuto della cittadinanza onoraria a Liliana Segre.
Il podcast della trasmissione – che vi consigliamo di seguire e di ascoltare direttamente – lo trovate al seguente collegamento
Prima Parte, rimozione x riscrivere la storia?
Trascriviamo un pezzo dell’analisi fatta dal conduttore e dalla storica intervistata per l’occasione. Ci offre un bello spunto per la riflessione.
Conduttore: “La storia maltrattata e la storia riabilitata. Quella maltrattata è un po la storia viene distorta del revisionismo oppure quella rimossa dal negazionismo.
E’ un po’ quanto abbiamo sentito in queste ultime settimane. Prima -durante la costituzione della commissione parlamentare contro l’odio, oppure – in questi ultimi giorni – contro l’assegnazione della cittadinanza onoraria a Liliana Segre, la senatrice a vita, superstite dei campi di sterminio degli ebrei.
Poi ci sono i casi in cui la storia invece viene riabilitata e potrebbe essere proprio il caso, ultimissimo, quello che riguarda il nostro esame di maturità in Italia. La traccia storica, per il tema di italiano, che era stata cancellata nei mesi scorsi, è stata ripristinata dal ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti proprio l’altro ieri con un apposito decreto che, appunto, reintroduce la possibilità che – per il tema d’italiano – una delle tracce abbia quel carattere, cioè il carattere storico.
Buongiorno e benvenuta alla professoressa Giulia Albanese, storica, insegna all’università di Padova. Allora dicevo della storia maltrattata. Ripartiamo dalla vicenda della senatrice a vita Liliana Segre. Alcune parole pronunciate dal sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto di Stefano, qualche giorno fa. Anche lì c’era in ballo la questione della cittadinanza onoraria da assegnare alla senatrice e quella cittadinanza onoraria è stata respinta dal sindaco con una motivazione che rileggo: “Liliana Segre – dice il sindaco di Sesto San Giovanni Di Stefano – non ha a che fare con la storia della nostra città e darle la cittadinanza sarebbe svilente per lei perché è una strumentalizzazione politica.”
Allora professoressa proviamo a vedere il significato. Ma che cosa voleva dire il sindaco Di Stefano quando diceva Segre non ha a che fare con la storia della nostra città? Può non avere a che fare con la storia di qualunque città una sopravvissuta alla Shoah?”
Albanese: “no, ovviamente no. Nel senso che questo fa parte anche un pò del difficoltà che gli italiani hanno avuto e hanno a fare i conti con il proprio ruolo nella Shoa. E’ una questione che ormai emersa da tempo. Tra l’altro è anche il frutto di studi e di storiografia – non solo nazionale, ma anche internazionale – che ha in qualche modo separato ed ha alleviato le responsabilità di Mussolini e dell’Italia fascista rispetto a quelle hitleriane. Sta di fatto che gli italiani fanno fatica a riconoscere e di essere stati anch’essi carnefici nello sterminio degli eberi. Carnefici probabilmente in modo diverso rispetto ai nazisti ma, ciò nondimeno, corresponsabili. In questo senso considerare che la vicenda di Liliana Segre possa essere una vicenda altra rispetto alla storia di qualsiasi città d’Italia significa, in qualche modo, non riconoscere la responsabilità collettiva degli italiani e rispetto alle responsabilità fasciste rispetto al progetto di sterminio degli ebrei.”
[….]
Conduttore: “Professoressa Albanese, mi chiedo se quelle parole che citavo di Roberto di Stefano, il sindaco di Sesto San Giovanni di Forza Italia, le avremmo potute sentire il 20 o trent’anni? Cioè, che cosa le rende pronunciabili oggi quelle parole? Perché probabilmente 20 0 30 trent’anni fa non lo avremmo sentite. il contesto era diverso. Oggi però quelle parole diventano pronunciabili – Liliana Segre non ha a che fare con la storia della nostra città e quindi perché darle la cittadinanza onoraria? –
Albanese: “Io penso che siano successe diverse cose concomitanti. Penso che il post 1989, in Italia in particolare come in gran parte dell’ Europa, abbia comportato una rimodulazione della storia e della memoria del ‘900. Una rimodulazione che ha reso in modo progressiva, come frutto di un percorso, in una fase in cui si sono concentrate più istanze, e la memoria dell’antifascismo è diventata più distante, meno riconoscibile, per una parte ampia dello spettro politico nazionale. Questo è stato uno degli elementi che ha determinato, e che determina, uno sdoganamento del mondo e della simbologia fascista ed anche della memoria fascista all’interno del nostro discorso pubblico.
E’ un processo a cui ovviamente hanno concorso le forze del centrodestra, ma da cui non sono esenti anche responsabilità del centrosinistra. Io ricordo ancora il discorso di Violante alla Camera sui ragazzi di Salò. Non vi è dubbio che anche quello abbia avuto un suo ruolo nel trasformare il modo in cui ci siamo relazionati con il nostro passato fascista. Ora questo è avvenuto in un paese che non aveva fatto i conti a pieno con la memoria del fascismo. E continua a non averli fatti. Nel senso che gli storici a questo punto hanno studiato abbondantemente la storia del fascismo e del responsabilità del fascismo. Ovviamente ci sono dibattiti, non tutto è consensuale, però dal punto di vista della storia e storiografico i conti di abbiamo fatti.
Il problema è che noi non abbiamo fatto i conti con la memoria pubblica del fascismo. Per cui le questioni che sono emerse e nel discorso pubblico, per esempio attraverso il libro di Filippi (Mussolini ha fatto buone), è una risposta ad un discorso pubblico che è ancora largamente intriso di un riduzionismo nei confronti della memoria del fascismo.
Dunque ridiscutere la storia – nel post 89 – senza avere fatto i conti con questo discorso riduzionista strisciante che c’è stato in Italia sostanzialmente a partire dalla liberazione, ha comportato, in qualche modo, all’incrocio di due questioni diverse ed hanno portato una parte l’opinione pubblica italiana a considerare il regime fascista sì un problematico, ma anche con degli elementi positivi e non riconoscere l’impatto drammatico nella storia del paese, dell’Europa e, per certi versi, del mondo. E’ questo il retroterra con cui dobbiamo fare i conti, ripensando in maniera più approfondita il modo in cui la memoria pubblica può e deve ritornare a riflettere sull’esperienza fascista, soprattutto in una contemporaneità che ci pone di fronte di nuovo a tendenze e riflussi di ordine autoritario e populista.”
Seconda Parte, la vicenda dell’ANED
Conduttore: ‘Dicevamo di Sesto San Giovanni della decisione del sindaco di sesto di rifiutare la concessione della cittadinanza onoraria la senatrice a vita Segre. la nostra Martina Pagani nei giorni scorsi è andata a Sesto San Giovanni ad incontrare il presidente dell’ANED, associazione nazionale ex-deportati dei campi nazisti, che è anche il presidente della sezione di Sesto San Giovanni. Allora sentiamo adesso il racconto di questo viaggio, di questa esplorazione che ha fatto la nostra Martina Pagani.’
Giornalista – ‘Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, la sede dell associazione nazionale ex deportati, è fatta di 3 locali in un piano interrato. E’ piena di libri, di testi e di documenti storici, di computer e ci lavorano alcuni volontari guidati dalla presidente Maria Pagani e dal presidente onorario Peppino Valota.
E’ un simbolo della città, medaglia d’oro alla resistenza, città che si definisce o si definiva partigiana. Alle amministrative nel 2017 – per la prima volta dalla liberazione – ha vinto il centro destra di Forza Italia che negli anni è diventato sempre meno centro e sempre più a destra. Simone di Stefano, il sindaco, è vicinissimo alla Lega di Salvini. Festeggia con una torta 500 daspo, fa sloggiare l’associazione per i senza tetto ‘Aldo dice 26 per uno’, che aveva occupato uno spazio vuoto, e nega la cittadinanza onoraria a Liliana Segre. Minaccia di sfratto le associazioni pro-migranti e antifasciste tra cui appunto l’ANED.
Giovedi abbiamo parlato con il presidente onorario Peppino Valota.
Valota – viviamo tempi in cui alcuni politici evovano i periodi precedenti al fascismo e poi e poi successivamente al nazismo. Oggi quando si dice ‘questo qui è un fascista’ ecco non bisogna usare questo linguaggio, anche perché non c’è in giro nessuno con l’orbace, con la divisa oppure le ragazze della scuola con la gonna plissettata a fare gli esercizi ginnici. Tutta sta roba non esiste quindi non si deve parlare di fascismo storico. Si evoca però tutto questo tipo di linguaggio, un tipo di approccio ai problemi che preoccupano.’
giornalista – ‘Voi a Sesto come lo vivete questo sindaco, questo clima?’
Valota- ‘beh lo viviamo male. Siamo anche stupiti. perché noi qui facciamo ricerca sulla deportazione italiana – politica ed ebrea – con la forza e la convinzione della passione. che siamo dentro anemico quindi lavoro
A 50 metri da qui c’è c’è il comune, Cioè se dal comune uno apre la finestra e guarda giù, ecco vede la sede dell ANED. ora in 2 anni e mezzo non si è mai visto nessuno del comune, ne i consiglieri passare….tipo dire ‘vediamo un po’ com’è ques’ANED’.’
giornalista – ‘Ma la memoria dei deportati dovrebbe essere una cosa comunque a tutti, apartitica?’
Valota ‘ preferirei dire apartitica – che la politica è un valore più alto –
lui è il sindaco di tutti, non solo della sua parte politica. il mio sindaco deve sapere che ci sono 24 lapidi cittadine con esposti i nomi di queste persone, che ci hanno lasciato la vita negli anni della resistenza, sia nei lager che anche come lotta partigiana. tra l’altro ad ogni lapide vi è un codice QR con la sua scheda.
lui deve sapere che nelle fabbriche sono state fatte dai compagni di lavoro dei piccoli monumenti per ricordare le persone deportate per gli scioperi del Marzo 1944
questo è Sesto…
Al parco nord, alla cosiddetta collinetta, c’è un monumento dedicato al deportato dove ci sono 35 masselli con incisi 579 nomi, compreso quello di mio padre Guido, di cui 233 ci hanno lasciato la vita …’
Giornalista ‘Ma lei ha paura che la Memoria rischi di scomparire con questo clima?’
Valota – ‘Noi ci diamo da fare, in senso concreto. abbiamo fatto delle pubblicazioni, abbimao dei libri, facciamo testimonianze e poi facciamo le attività nelle scuole che ci chiamano. poi ogni mese di maggio, all’inizio del mese, facciamo un pellegrinaggio – una parola un po religiosa..perche la le tombe non ci sono – a Mauthausen, ripercorriamo il viaggio da loro fatto 70-75 anni fa. in media sono 2-3 bus, alle volte anche 5 bus, quindi centinaia di persone – la maggioranza studenti – proprio per sensibilizzarli e per fargli capire che la storia è stata anche questo.’
Giornalista – ‘quindi nonostante questo sindaco, voi vi sentite valorizzati?’
Valota – ‘Si, a Sesto si.
Però abbiamo avuto questa notizia, che dovremmo andar via di qui, perché vogliono vendere, devono recuperare dei soldi, con delle aste e quindi e non sappiamo esattamente dove andremo. Quindi abhiamo questa spada di damocle sulla testa…Non è un bel segnale.’
Giornalista – ‘Senta mi hanno detto che vi hanno anche multato, perché avevate appeso alla finestra dei fazzoletti bianchi?’
Valota- ‘Si ero io. nel momento in cui è venuta fuori la notizia dello sfratto abbiamo avuto la solidarietà della popola<ione, di quelli che sono venuti ai nostri viaggi, i nostri amici, i cittadini…. Noi crediamo quindi che bisogna avere fiducia. I cittadini hanno fatto anche dei gesti concreti. hanno kegato delle striscie di tessuto bianco con indicato il nome di un deportato e dov’è morto. Hanno fatto come dei nodi appesi alle grate che danjo sulla strada. è stato un di rispondere, la memoria non si vende… E un giorno, mentre siamo qui, sentivo dei rumori fuori e non capivo. esco e così vedo 2 vigili che con un rasoio stanno tagliando via tutti i fazzoletti bianchi. e così dico ‘sapete cosa state facendo? ‘Ci sono i nomi dei deportati, sapete vero?’ i vigili stavano tagliando in obbedienza ad un ordine…insomma quando io ho chiesto cosa stavano facendo …uno dei 2 mi ha chiesto le mie generalità…. e io sono rimasto molto sorpreso …ho vissuto come un atto di prepotenza… perché io stavo spiegando… l’altro vigile un po’ più ragionevole diceva ‘lascia perdere’.
Quindi noi siamo in una situazione brutta.
la prima asta è andata deserta. Tra un po’ ci sarà la seconda. Abbiamo avuto molta solidarietà, abbiamo fatto un flash mob alla fine di luglio c’era molta molta gente …quindi bisogna essere fiduciosi ottimisti
…A Sesto abbiamo avuto dei sindaci che sono stati molto caratterizzati per aver fatto parte o per essere stati vicini alla resistenza… Certo, ormai, è chiaro le persone deportate non ci sono piu, anagraficamente è così. ci siamo noi i figli che e comunque abbiamo una certa età, i nipoti e poi tanti amici. ecco speriamo che gli amici vedano nell’ANED un valore. un valore per la memoria della storia dell’uomo, ul valore nella solidarietà, nell’essere vicini ai problemi della gente, non ripercorrere quello che è successo. Levi ha detto nella sua semplicità: ‘se è successo, può succedere ancora’.’
Nostro estratto del podcast della trasmissione Itaca, condotta da Lele Liguori, Radio Popolare, 23 novembre 2019. #RadioPopolare, #revisionismo #fascismo #memoria #storia