14 ottobre 2016 – “Territorio e circolo”
Parliamo adesso del territorio, di opere nei quartieri, in particolare delle grandi opere , per noi Città Studi e il suo futuro, lo scalo ferroviario di Lambrate, il futuro commerciale e la riqualificazione urbana di Corso Buenos Aires, e così via….. E ragioniamo sul ruolo che il circolo deve avere in questi processi.
Se si eviterà il ripiegamento solo su temi esclusivamente attinenti alla vita interna e alle dinamiche di partito, se si aprirà il circolo alla società civile, ai movimenti civici, ai comitati e alle associazioni democratiche cercando di coglierne e anticiparne le istanze e sostenerne i progetti (quelli ovviamente in sintonia con i valori e la linea del partito/circolo) si costruirà un circolo “radicato” nel territorio, nei quartieri. Dall’altra parte occorrerà chiedere al partito metropolitano una risposta in tempi rapidi alle proposte che vengono dalla base e dai circoli e agli amministratori municipali e comunali offrire uno scambio di informazioni e un dibattito politico per creare quel legame che soddisfa anche al bisogno di “non lasciare soli” gli amministratori locali.
Allora il nuovo circolo che io vedo non è un circolo che “insegna la linea” perché, oltre a questo, iscritti e simpatizzanti hanno oggi da suggerire soluzioni. E’ un circolo che catalizza e promuove le conoscenze di molte persone e raccoglie le conoscenze esterne, per confrontarle, per apprendere l’uno dall’altro, per costruire o valutare “soluzioni concrete” per l’azione pubblica. E’ una “palestra” di conoscenza, ma anche di formazione e selezione di classe dirigente, sia per il partito stesso, sia per le candidature ai posti elettivi, e che con gli eletti ha una relazione continua.
Venendo più sul tema del territorio, occorre valutare che Milano negli ultimi anni si è riplasmata sulla base di fenomeni di segno opposto: da una parte con importanti trasformazioni urbane sia private che pubbliche che ne hanno cambiato l’immagine e le potenzialità, facendone, come si ama dire, la “locomotiva d’ Italia”.
A fronte di questo quadro estremamente positivo, Milano però soffre dell’esistenza di un notevole patrimonio edilizio privato e pubblico di aree dismesse. Sono aree su cui non vi sono progetti o vi sono progetti fermi per mancanza di fondi. Ci sono poi aree di proprietà pubblica dismesse, come gli scali ferrovieri, come le caserme, che rappresentano il contraltare di questa Milano su cui si investe. E ciò genera degrado, insicurezza e necessità di gestire gli spazi abbandonati.
I progetti di Città Studi verso EXPO si devono misurare con questo scenario a doppio registro.
Da un parte il progetto di AREXPOci chiama alla responsabilità di essere la città “motore” dello sviluppo e della ricerca dall’altra è chiaro che questo non deve avvenire a scapito di altre parti della città.
Lo spostamento dell’Università a EXPO appare un po’ una forzatura perché disceso direttamente dal fallimento dell’asta per i terreni di EXPO, ciò fa sì che molti cittadini siano contrari al progetto e ne temano le ricasdute su Città Studi. Lo abbiamo visto martedì sera all’incontro su questo tema con l’assessore Maran, il rettore Azzone e il rettore Vago. Io credo che ascoltando da una parte le istanze e le preoccupazioni di questi cittadini, a questo punto si debba porre l’attenzione soprattutto su cosa succederà quando si libereranno gli spazi a Città Studi. Su questo Maran è stato rassicurante: “nessuno pensi di cambiare la vocazione a servizi del quartiere; nessuno pensi di costruire residenze dove oggi ci sono università e ospedali.” Sì, perche quel quartiere ha ancora la ferita aperta del trasferimento di Besta e INT a Sesto. Rassicurante l’amministrazione dunque, ma giustamente i cittadini e noi n on dobbiamo abbassare la guardia.
Se a questo tema aggiungiamo quello degli scali ferroviari, che a Lambrate hanno visto un precedente progetto fortemente orientato a soluzioni edilizie pressocchè esclusivamente di edilizia convenzionata, quasi a voler ghettizzare Lambrate a un ruolo di estrema periferia popolare (nel senso buono) che non ha più (mentre nuove ipotesi aprono a soluzioni più verdi e più vocate ai servizi) e il tema della nuova destinazione della caserma di Rubattino , vediamo che di temi su cui ragionare con i cittadini e condividere le loro preoccupazioni, ce ne sono molti.
Ecco allora su questi temi qual è il ruolo del circolo. Io credo che il nostro ruolo sia di ascolto e condivisione con i cittadini, iscritti e non, organizzati e non, offrendo loro nel circolo uno spazio per dibattere. E poi il circolo avrà la responsabilità di fare da “ponte” tra i cittadini, il partito, gli eletti nelle istituzioni e le istituzione stesse, in un virtuoso processo di progettazione partecipata.