Pierangelo Rovelli
Sabato 4 marzo al mattino, organizzato dal Municipio 3, è stato effettuato un sopralluogo nell’area dello scalo di Lambrate per consentire a cittadini, tecnici, politici e associazioni interessati di verificare le caratteristiche e gli spazi dell’area dello scalo, uno dei più piccoli dei sette scali milanesi che dovranno essere oggetto di un nuovo accordo di programma tra FS Sistemi urbani, il Comune di Milano e la Regione Lombardia.
Il sopralluogo è stato organizzato dall’assessore all’Urbanistica del Municipio 3 Antonella Bruzzese, accompagnata dalla dott.sa Paola Tessitore di FS Sistemi Urbani. Lo scalo di Lambrate ha un’estensione di circa 70.000 mq, è un’area di forma “lenticolare”, lunga e stretta, parallela all’asse ferroviario, dal lato verso la periferia. Nel vecchio Accordo di Programma, non approvato dal precedente Consiglio Comunale, si prevedeva una destinazione a usi residenziali di 30.000 mq circa, di cui il 90 % per edilizia residenziale sociale; questo consentiva di realizzare una volumetria abitativa corrispondente a dieci palazzi alti 10 piani, lunghi 40 m e larghi 12 m.
Per giungere alla discussione di un nuovo accordo di programma che prevederà la restituzione a uso urbano delle aree di tutto il sistema dei sette scali di cui Lambrate fa parte, a fronte del potenziamento del trasporto pubblico su ferro , il Comune ha chiesto ai Municipi di esprimersi votando un documento sulla base delle esigenze che emergono dalla situazione locale. Il Municipio 3 per realizzare questo documento ha scelto un metodo che prevede l’informazione e la consultazione dei cittadini Questo sopralluogo si colloca all’interno di questo percorso iniziato il 20 Febbraio con l’incontro in Municipio 3 nel quale sono stati illustrati sia lo studio del Politecnico che la delibera del Consiglio Comunale che, dal canto suo con i Presidenti Monguzzi e Ceccarelli e sta facendo un percorso di coinvolgimento dei cittadini. Il passo successivo è stato un questionario per dare ai cittadini la possibilità di esprimere il loro parere su alcuni temi importanti relativi all’uso di questi spazi. Venerdì 17 ci sarà un nuovo incontro pubblico in Municipio in Via Sansovino 9 per discuterne i risultati.
La mappa dello scalo può essere reperita nel sito del Municipio 3 laddove si parla di “materiali scalo lambrate”.
Entrando nel merito del sopralluogo, per chi non era mai entrato nello scalo e non aveva idea della sua collocazione e del suo funzionamento, la prima sorpresa è che l’area dello scalo che verrà dismessa, di 70.000 mq come dicevo, è tutto al piano terra, tra il rilevato ferroviario e l’adiacente area del supermercato, all’inizio, snodandosi poi a fianco della via Console Flaminio e della via San Faustino. Più larga nella parte centrale, va restringendosi sempre più fino ad avere una dimensione poco più larga dei binari che la percorrono nella parte finale, adiacente alle residenze per anziani e all’area verde di Via San Faustino, per intendersi quella dell’Università concessa in uso al Municipio, la cui destinazione a giardini condivisi sarà realizzata tramite un bando.
All’interno dell’area c’è un grande edificio vicino all’ingresso di Via Saccardo (davanti al n. 8) , adibito una volta a magazzino merci. Questo scalo, come gli altri, è uno “scalo merci” e quindi l’edificio di cui sopra è un “magazzino merci”. L’edificio ha arcate all’interno ed è di gradevole aspetto e potrebbe essere utilizzato anche nel periodo transitorio per incontri e casa delle associazioni.
Negli anni tutti gli scali hanno abbandonato la funzione merci con il carico e scarico che veniva effettuato manualmente. L’ultimo scalo attivo è stato Porta Romana. La logistica si è trasformata con un sistema di trasferimento delle merci non più manuale, ma attraverso l’uso di gru e container. Lo scalo di Lambrate che aveva le medesime funzioni degli altri, è oggi ancora utilizzato per le funzioni di manutenzione della linea e i binari che si vedono sono utilizzati per due funzioni particolari di manutenzione delle linee di esercizio elettriche e dei binari. Queste funzioni saranno trasferite in altre aree completando la dismissione che in Farini e Romana è stata già completata. Le attività di uso temporaneo a Lambrate quindi non sono state ancora né attivate né pensate da parte di FS, perché ci sono ancora questi usi da parte di RFI (che gestisce la rete).
Gli altri edifici di una certa dimensione presenti nell’area sono un ex dormitorio e una casa bifamigliare abitata. Altri edifici di servizio sono molto piccoli. La soprintendenza alle belle arti interpellata da FS ha verificato che nessun edificio è soggetto a vincolo culturale.
Un interessante appuntamento con la città rispetto all’operazione di trasformazione degli scali, sarà quello del 6 aprile durante il Salone del Mobile, che vedrà la restituzione alla città dei lavori commissionati da FS Sistemi urbani, in collaborazione con il Comune, a cinque importanti studi di architettura, con la presentazione delle idee sul futuro degli scali. In particolare due team di livello internazionale hanno lavorato su Lambrate non partendo dal nulla ma avendo come input il lavoro del Politecnico, l’accordo di programma esistente, la dettagliata delibera del Consiglio comunale con le linee di indirizzo per il riavvio dell’accordo di programma. Non sono ancora masterplan, ma delle “vision” che tengono conto anche del lavoro fatto dal quartiere in passato e soprattutto della collocazione di questo scalo all’interno di una trasformazione strategica della città.
L’area, che è percorsa in tutta la sua lunghezza da binari di servizio su cui operano gru e altre attrezzature e lavorano diversi dipendenti FS, mostra anche diversi spazi degradati, in particolare alcuni container che sono stati adibiti a abitazione di fortuna da famiglie senza dimora. L’intervento quindi coinvolge anche l’assessorato alle politiche sociali.
Numerose le domande e le osservazioni dei cittadini presenti. Un cittadino ha chiesto chiarimenti a Paola Tessitore sul tipo di incarico che hanno ricevuto i cinque studi di architettura: non si tratta di un incarico per uno studio di fattibilità o di masterplan, ma solo per una visione complessiva del significato degli scali all’interno della città di Milano, avendo a disposizione studi demografici, sui trend di crescita, sull’età della popolazione, ecc.. Un altro ha osservato che il “cosa” mettere negli scali, cioè la strategia dell’uso spetterebbe alla politica, mentre agli architetti spetterebbe studiare e progettare il “come” metterlo. Ma l’intervento di urbanisti ha risposto Tessitore, che abbiano ricevuto indirizzi di massima e dati sulla città, come in questo caso, possono dare un buon contributo anche nella fase iniziale.
E’ stato chiesto se gli incarichi siano stati dati tramite bando e da parte di chi. Poiché sono stati affidati da FS e non dal Comune, è stato possibile assegnare incarichi diretti. Questi studi, d’altra parte, sono solo esplorazioni progettuali e non progetti vincolanti.
Interessante e concreta l’idea che ho colto tra i presenti di trasformare la parte stretta e lunga finale in una ciclabile con a fianco una strada tra il fornice di Bassini e quello di San Faustino, che si raccordi con Via Corelli da un lato e che dall’altro sia la prosecuzione della Via Rodano-Predil, che a sua volta viene da Via Rombon. Realizzando così la cosiddetta ciclabile “nord-sud” che si raccordi con la ciclabile est-centro da Corelli a Piazza Tricolore e, nel contempo “scaricando” il traffico viabilistico che da Via Bassini attraverso la rotonda di Rimembranze si incanala in Via Console Flaminio verso la tang